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Regno Unito a rischio black out? Nel 2016, l'energia potrebbe finire

Se le stime sull’occupazione britannica sono rosee (disoccupazione al 6,5% nel 2015, PIL del 10% più alto rispetto al 2008), non si può dire altrettanto di quelle in campo energetico. Secondo gli studiosi, infatti, il Regno Unito potrebbe andare incontro a una crisi energetica senza precedenti. Nel 2015, infatti, il suo margine di sicurezza, ovvero la capacità di produrre energia elettrica aggiuntiva, sarà intorno al 6%, e nel 2016 si attesterà al 2%, mentre il valore consigliato si aggira intorno al 20%. In altre parole, se un inverno freddo o un incremento della produzione nazionale dovessero aumentare la domanda di energia elettrica, o se un guasto ad una centrale nucleare diminuisse la capacità produttiva (ma sono bastati solo venti forti per chiuderne una per due settimane), il Regno Unito avrebbe due soluzioni: chiedere aiuto alla Francia, non immune però da questi problemi, o semplicemente essere costretto a spegnere le luci e chiudere le fabbriche.

I costi della crisi

Il problema energetico è quindi molto sentito nel Regno Unito e ha già avuto i suoi costi, in particolare su consumatori e imprenditori. La Tata Steel, seconda produttrice di acciaio in Europa, lamenta infatti costi dell’elettricità superiori del 50% di Francia e Germania, ipotizzando di spostare proprio per questo le attività fuori dal Regno Unito. Mentre i cittadini britannici hanno visto il prezzo dell’elettricità aumentare più del 30% in soli cinque anni. 

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